COME STABILIRE UN BUDGET NEL MOTORSPORT
Nel nostro secondo speciale con Giovanni Minardi affrontiamo di petto il tema dei costi, scendendo nei dettagli di quanto può costare diventare piloti e di come valutare attentamente gli investimenti nel medio e lungo periodo.
Non c’è impresa economica che non preveda un ‘business plan’ e la scalata ai vertici dello sport motoristico non è da meno. Quello per diventare pilota – che si tratti di puntare alla Formula 1 o anche solo al professionismo – è un percorso perlomeno decennale, nel quale l’impegno economico deve essere distribuito in maniera responsabile per evitare che un “sogno condiviso” (tra i ragazzi e la loro famiglia) si trasformi … in un incubo. Questo mese abbiamo affrontato il tema con la nostra voce sul campo, Giovanni Minardi, con l’obiettivo di andare oltre le semplici litanie sui costi, che pure ci sono, e di focalizzarci su come ad un certo punto debbano essere prese delle decisioni, basate sul contesto e sull’effettiva crescita del pilota, fattori che divengono più chiari solo strada facendo, a volte ben oltre gli inizi in Minikart.
Partiamo con la madre di tutte le domande: il motorsport è solo per i super-ricchi?
«Il Motorsport è uno sport molto costoso, questo si, ma non è solo per ricchi, perché non è obbligatorio per diventare un pilota forte fare 30 gare all’anno o partecipare solamente ai Campionati più blasonati. Esistono tanti Campionati monomarca, che hanno prezzi un po’ più ragionevoli, dove ci puoi trovare tanti ottimi piloti che non hanno nulla da invidiare a quelli che corrono nel WSK, Champions of the Future, Europeo e Mondiale. Inoltre se un pilota vale, si riesce ancora a trovare il modo di farlo correre con cifre più ragionevoli, ma in cambio devi portare a casa dei buoni risultati.»
Il percorso per diventare pilota comincia ormai prestissimo: a volte è “guidato” dal principio e dalla volontà del genitore, a volte ci si imbatte per caso e poi.. ci si prova: in che fase è opportuno fare una stima, in anticipo, dei costi a cui si va incontro?
«Si sono d’accordo, succede tante volte che il bambino corre per volontà del padre o meglio, al bambino piace correre, ma forse lo farebbe più come gioco/sport e non subito da professionista, come invece gli viene chiesto di fare. A mio parere si devono fare subito i conti con quello che saranno le spese da sostenere, ovviamente prima però devi determinare se vuoi che il figlio pratichi questo sport come hobby oppure perché si vuole provare a farlo diventare un lavoro futuro. Questo perché non si deve assolutamente correre il rischio che le famiglie si indebitino per questo sport, cosa purtroppo già vista troppe volte.»
Quali opportunità di accesso fornisce oggi il karting? Non parliamo ovviamente di una categoria o di una monomarca in particolare ma, per fasce di età, quali sono i modi migliori in cui approcciarsi e quanto si può arrivare ad investire in questa fase? C’è una spesa di partenza, definibile “entry level”?
«Il karting oggi ti permette di fare esperienza nel mondo del motorsport, ti insegna le regole del gioco, ma soprattutto ti dà quella formazione tecnica che se studiata bene, ti aiuterà nel prosieguo della carriera. Il modo migliore per approcciarsi al kart è partire con calma, capire quali sono le doti del bambino e soprattutto dove si vuole arrivare. Riguardo ai costi, non si può definire una spesa entry level, perché varia da Campionato a Campionato, ma soprattutto da quante gare e test un pilota vuole fare in una stagione. Sicuramente i costi non sono bassi e molto probabilmente una cifra di partenza per fare almeno un Campionato, con un paio di giornate di test su ogni pista dove si correrà, non credo tu possa spendere meno di 30/40.000€. »
Pensando ad un ipotetico 100% come il budget per arrivare a diventare pilota professionista, quale percentuale (approssimativa) di questo destineresti al karting?
«Non puoi fare una distinzione tra kart e auto sul budget, certo è che le auto hanno prezzi oggi veramente molto alti, quindi l’unico consiglio che posso dare, di non esagerare con le spese nel kart, perché poi si rischia di non avere più il budget per le auto.»
Dividendo in due momenti principali la fase del kart, quella di apprendimento più incentrata sul divertimento e sul gioco quando i ragazzi sono ancora piccoli e quella di maturazione, fatta di impegni eventualmente anche internazionali e di rilievo, proiettati in ottica auto, a quale destineresti più attenzione – e le maggiori risorse?
«Purtroppo oggi non esiste più questa divisione. Già all’età di otto anni quando iniziano a gareggiare, si chiede ai bambini di essere già dei mini professionisti. Già da subito, i piloti devono allenarsi quando non sono in pista, fanno tante giornate di test e tante gare, praticamente vivono in pista tutto l’anno e la curva di apprendimento, anche se in realtà dura per tutta la carriera, gli si chiede di averla in poche settimane, perché non c’è tempo da perdere, devono essere subito dei piloti vincenti. Questo però a mio parere è sbagliato, sono bambini e devono crescere con calma e divertendosi ed ognuno di loro deve avere il tempo di maturazione che gli necessita. Le risorse economiche, a mio parere, sono da destinare maggiormente alle auto, sia che siano Formula o che siano GT, perché se vuoi diventare un professionista è li che inizi veramente a spendere. Il kart che tu lo faccia nei migliori Campionati o in un monomarca, il risultato finale non cambia, se hai le qualità giuste per diventare un pilota professionista.»
Cosa pensi del fare grandi investimenti nella Minikart? O meglio, riformulando la domanda e pensando al solito grafico a torta, come divideresti le percentuali di investimento più equilibrate nel kart pensando alle tre fasi di crescita: Mini, OK, KZ
«È sempre difficile esprimere delle percentuali, l’unica cosa che posso dirti è che non butterei via troppi soldi: farei i Campionati giusti, ma soprattutto nei team giusti, in modo che qualunque sia il tuo programma, sia un programma vincente e che ti possa portare tanta pubblicità, grazie ai risultati ottenuti.»
Passaggio alle auto: perché è importante valutare bene prima quanto investire. Che ruolo hanno i test in pista con la monoposto in questa fase e quelli al simulatore?
«Quando devi affrontare il passaggio dai kart alle auto, la cosa più importante da sapere, è il budget che si avrà a disposizione, ed in base a quello riuscire ad organizzare la stagione migliore possibile a livello sportivo. Cosa significa? Che con il budget che si ha a disposizione si deve riuscire a sistemare il pilota nel miglior team, nonostante non si abbiano magari i budget per farlo. I test per la preparazione alle auto è fondamentale e poter provare tanto ovviamente aiuta, ma al giorno d’oggi, anche chi non ha molti soldi, può ovviare al problema test facendo tanto simulatore. Oggi i simulatori sono diventati parte integrante degli allenamenti dei piloti, perché sono arrivati ad essere veramente molto realisti. Vengono utilizzati per la maggior parte delle volte per conoscere nuove piste dove non si è mai corso, ma in certi casi, quando utilizzi simulatori molto importanti, puoi lavorare anche su assetti e questo aiuta a perdere molto meno tempo in pista per arrivare all’assetto ottimale.»
Che opzioni di spesa generalmente comporta un test in pista? Meglio farne più di uno? Cosa conviene maggiormente fare?
«Ovviamente se parliamo di F4, che è il primo step dopo il kart, per un test viaggi in un range che va dei 5.000 ai 12.000 Euro, in base a quanti set di gomme nuove vuoi utilizzare. Se hai intenzione di passare alla F4, fare solo un giorno di test non basta per capire se è la strada giusta o meno, quindi direi che ne farei almeno due o tre. Ultimamente stanno nascendo altri campionati propedeutici tra il kart e la F4, con costi più contenuti che magari per qualche pilota potrebbero essere il passaggio giusto.»
Nella tua esperienza ti è capitato di “rimandare” il passaggio di categoria per preservare budget?
«In più di 20 anni che faccio questo mestiere, ne ho visto veramente di tutti i colori. Ho rimandato più volte il passaggio di categoria, non tanto per il budget, ma per il grado di preparazione che aveva il pilota. Il nostro focus è sempre quello di arrivare pronti alla categoria, perché se ci arrivi impreparato, butti via una stagione e
di conseguenza tanti soldi.»
Fino a che punto, secondo te, conta il budget a disposizione del pilota e principalmente a quali voci risponde oggi? Reparto corse, trasferte, giornate di test? Per essere più precisi: cosa ruota intorno alla spesa principale, in cosa si può “limare” il budget per risparmiare strategicamente risorse per la fase post-karting? Hai qualche consiglio?
«Se vuoi fare una stagione al vertice, in termini di risultati, “limare” non è semplice. Sulla parte sportiva, l’unica cosa su cui puoi limare forse sono i giorni di test, che sono pur sempre importanti, ma dipende dal grado di esperienza che ha il pilota, se ne ha molta, puoi anche provare meno. Credo comunque che l’unica voce su cui puoi provare a risparmiare qualche cosa, realisticamente parlando, sia la voce logistica. Cioè se ti accontenti e soprattutto ti metti per tempo a prenotare voli, hotel e auto a noleggio, forse qualche soldino riesci a risparmiarlo. Al di fuori di questa voce, credo sia veramente ardua riuscire a risparmiare.»
In conclusione, quindi, il motorsport è solo per i super ricchi?
«Il Motorsport non è solo per i super ricchi, ma sicuramente è uno sport molto costoso, ma se sei un pilota forte, la strada per correre con costi più adeguati la riesci più o meno sempre a trovare, almeno nel mondo del kart.»
Autore: VROOM